Viva
i coriandoli di Carnevale,
bombe di carta che non fan male!
Van per le strade in gaia compagnia
i guerrieri dell’allegria:
si sparano in faccia risate
scacciapensieri,
si fanno prigionieri
con le stelle filanti colorate.
Non servono infermieri
perchè i feriti guariscono
con una caramella.
Guida l’assalto, a passo di tarantella,
il generale in capo Pulcinella.
Cessata la battaglia, tutti a nanna.
Sul guanciale
spicca come una medaglia
un coriandolo di Carnevale.
bombe di carta che non fan male!
Van per le strade in gaia compagnia
i guerrieri dell’allegria:
si sparano in faccia risate
scacciapensieri,
si fanno prigionieri
con le stelle filanti colorate.
Non servono infermieri
perchè i feriti guariscono
con una caramella.
Guida l’assalto, a passo di tarantella,
il generale in capo Pulcinella.
Cessata la battaglia, tutti a nanna.
Sul guanciale
spicca come una medaglia
un coriandolo di Carnevale.
(Gianni
Rodari)
Ma
come sono nati i coriandoli? chi li inventò? Pochi lo sanno, ma
l'inventore di questi festosi e colorati pezzettini di carta fu
Ettore Fenderl.
Il
breve racconto di quando, da ragazzino a Trieste, ideò i primi
coriandoli, è narrato dallo stesso Fenderl; registrato e trasmesso
via radio il 4 marzo 1957 nella trasmissione Radio
per le scuole a cura della RAI.
Questo il passo saliente dell’intervista:
Ettore Fenderl |
“Come
ho fatto l’invenzione dei Coriandoli di Carta è semplice, come
semplicissima è l’invenzione stessa. Nel 1876 avevo 14 anni, ero
molto precoce, di carnevale volevo fare il bulo colle ragazzine; ma
non avevo danaro per comperare i confetti di gesso allora in uso. E
così mi venne l’idea di prendere carte colorate, farne strisce, e
tagliarle colla forbice a triangoli. Mise questi in uno scartozzo,
andai sul pergolo del mio sarto al Corso di Trieste, e li gettai giù
sulla folla.
Il primo successo è stato disastroso: rimbotti e gridi delle ragazze coi coriandoli nei capelli, cosicchè venne su una guardia a mettermi in contravvenzione e a sequestrarmi tutto.”
Il primo successo è stato disastroso: rimbotti e gridi delle ragazze coi coriandoli nei capelli, cosicchè venne su una guardia a mettermi in contravvenzione e a sequestrarmi tutto.”
L'intervistatore
chiede: ‘’E
le fece pagare una multa?’’
Rispose
Fenderl:“No, multa no;
soltanto il sequestro dello scartozzo coi coriandoli”.
E conclude dicendo: “Sono superbo
di questa piccola invenzione quando penso alla sua immensa espansione
per il divertimento di tanti ed ai centimetri di spessore di
coriandoli, che si devono spazzare al Broadway ogni volta che si
festeggia un grande personaggio”.
(Storie di piccoli e grandi miracoli, 1960)
La
vita di Ettore Fenderl, fu lunga e fruttuosa, ma anche segnata da
vicende familiari difficili, come la malattia mentale del figlio
Flavio, ricoverato per lunghi anni presso l'Ospedale Psichiatrico di
Siena e che ritornerà a vivere con il padre solo nel 1960 e proprio
al figlio Flavio volle intitolare la Fondazione
Flavio e Ettore Fenderl, per la cura
e l'assistenza di malati gravi poveri.
Egli nacque Trieste il 12 febbraio 1862 a Trieste, al tempo città
asburgica e mitteleuropea. Suo zio Francesco Hermet era vice-podestà
ed era anche il capo del partito irredentista. A Milano, un altro
zio, l’avvocato e poi onorevole Andrea Molinari, era, pure lui, a
capo del partito irredentista. Nel 1881 Ettore si recò a Vienna per
gli studi superiori al Politecnico e fondò con altri studenti il
Circolo Accademico Italiano, sempre con scopi irredentisti. Conseguì
il diploma di ingegneria a Vienna e successivamente, il 6 settembre
1888, quello di ingegnere civile al Politecnico di Milano.
La
sua attività professionale si svolse prima per conto della Regia
Marina, del Ministero dell'Agricoltura e per il genio militare. A
causa della grave malattia della madre, rientrò a Vienna con la
moglie e il figlio, aprì uno studio di ingegneria civile, oltre ad
alcune ditte per lo sfruttamento dei suoi brevetti: inventore fin da
ragazzo, si dedicò non più ai coriandoli o altree cose amene, ma
alle centrali per la produzione di acetilene (ne costruisce in
Austria e in Russia!) e a tracciati ferroviari di montagna.
Ben
presto lo attrassero le nuove scoperte nel campo della radioattività.
Sviluppò alcuni brevetti che riguardavano l'applicazione delle
radiazioni nel settore delle strumentazioni ottiche; scoperte, che
secondo la sua opinione, furono copiate in almento tre stati:
Germania, Usa e Austria, tanto che il governo austriaco lo risarcì
con 800 gr. di radio. Non fu facile ottenerlo! Ma ci riuscì, anche
grazie all'intervento del governo italiano, da lui espressamente
richiesto. Dopo la fine della Grande Guerra, ritornò in Italia, a
Roma, con l’intento di sfruttare le sue invenzioni e sicuramente
uno dei primi passi eseguiti fu proprio l’acquisizione del Radio,
che donò successivamente allo Stato Italiano.
La sua donazione fu un contributo decisivo per la nascita dell’Istituto Statale di Radioattività Italiano. Scrisse in Storie di Piccoli e Grandi Miracoli:
La sua donazione fu un contributo decisivo per la nascita dell’Istituto Statale di Radioattività Italiano. Scrisse in Storie di Piccoli e Grandi Miracoli:
“Appresi
poi che effettivamente era stato costituito –per economia, in scala
minore, - nel 1927 in via Panisperna un Laboratorio-Scuola per studi
e ricerche radioattive, annesso all’Istituto Fisico della
Università, lo stesso cui era stato affidato nel 1920 il mio Radium,
che usava distribuendone l’Emanazione in aghi di vetro agli
ospedali.
E’ in questa scuola che il giovane Enrico Fermi insegnò ad una cerchia di studenti e scoprì la disintegrazione artificiale dell’atomo…’’.
E’ in questa scuola che il giovane Enrico Fermi insegnò ad una cerchia di studenti e scoprì la disintegrazione artificiale dell’atomo…’’.
Tomba monumentale di Ettore Fenderl a Vittorio Veneto |
Non
vi è dubbio che Fenderl univa le spiccate capacità inventive e
tecniche a quelle per l’esercizio negli affari e godeva sicuramente
di buoni appoggi politici che sembrava sfruttare al meglio. Tuttavia,
nel 1936, acquistò delle proprietà a Vittorio Veneto: quasi un
ritiro dagli affanni della vita pubblica e attiva. Infatti chiamerà ‘’la
tana’’ i luoghi e i fabbricati alle pendici del Monte Altare, al
di là della stazione ferroviaria di Vittorio Veneto, oggi definita
nel complesso Area Fenderl, che volle essere destinata, dopo la sua
morte, a scopi sociali.
Ettore Fenderl morì nel 1966, il 23 novembre, alla venerabile età di 104 anni. Riposa nel cimitero di Sant’Andrea a Vittorio Veneto.
Ettore Fenderl morì nel 1966, il 23 novembre, alla venerabile età di 104 anni. Riposa nel cimitero di Sant’Andrea a Vittorio Veneto.
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