A
Venezia, il culto a San Rocco riveste fin dalla seconda metà del XV
secolo una rilevante importanza, tanto da essere considerato Santo
copatrono della città.
Santo
apotropaico, era invocato come protettore dal terribile morbo, la
peste, che mieteva migliaia e migliaia di vittime ogniqualvolta
scoppiava un'epidemia. E Venezia era sempre in prima linea.
Jacopo Tintoretto - San Rocco in Gloria |
Le spoglie del Santo |
Il 13
marzo il patriarca Maffeo Girardi ne comunicava al Consiglio di Dieci
l’avvenuta traslazione, certificandone l’autenticità, ma, non
avendo ancora la Scuola una sede definitiva, la reliquia fu deposta
provvisoriamente prima nella chiesa di San Geminiano, poi nel palazzo
del patriarca di Grado, presso la chiesa di san Silvestro, fino a
che, ultimata la chiesa eretta per custodirla, vi fu trasferita il 3
marzo 1490.
A San
Rocco era già stata attribuita la fine dell'epidemia del 1478, tanto
che la Serenissima, dopo la peste del 1576, decretò che il 16
agosto, dies natalis del Santo, fosse festa solenne, voto
dell'intera comunità. In quel giorno il Doge e la Signoria si
recavano in processione per assistere alla messa e per rivolgere voto
di ringraziamento. Terminata la messa, il Guardian Grando della
Scuola offriva un ricchissimo banchetto nella Sala Grande. Dopo il
banchetto, il doge si portava per una breve funzione ai Frari, per
poi rientrare in Palazzo su una grossa peatona. Nel campo si
svolgeva poi la fiera, con le varie bancarelle, ma anche con i quadri
dei giovani pittori esposti lungo i muri delle case, ed in questo
modo potevano farsi conoscere ed apprezzare. Festa di popolo, culto
religioso e rituale civile si sovrapponevano e si completavano l'uno
nell'altro.
Canaletto - La Festa di San Rocco |
Culto
civile, innanzitutto: l'introduzione ufficiale del culto di San Rocco
cade proprio nel periodo della creazione del Magistrato alla Sanità,
che nasce con il programma politico di contrastare la peste con
l'organizzazione dei due lazzaretti e composizione dell'isolamente e
della quarantena. Rocco era l'esempio da seguire la scelta della
volontaria emarginazione nel bosco è un chiaro invito ai malati di
peste di accettare di entrare in lazzaretto per curarsi
salvaguardando la collettività; il cane rappresenta la mano pubblica
che provvede al sostentamento dei malati fino al loro reinserimento
dopo la guarigione.
Accanto
alla chiesa, ricostruita poi nel corso del XVIII secolo, si trova
ancor oggi la prima sede della confraternita; la Scoletta del Santo,
dall'architettura sobria ed elegante, mentre nel 1515 si iniziò la
costruzione dell'attuale Scuola Grande di San Rocco, ben più fastosa
e monumentale, segno anche dell'accresciuta importanza che la
confraternita stessa aveva acquisito nella vita cittadina. Fra 1564 e
1587, le sale verranno interamente decorate da Jacopo Tintoretto, che
qui ci ha lasciato uno dei suoi massimi capolavori.
Scuola Grande di San Rocco |
Ma cosa
sappiamo della vita del Santo? Nonostante la sua grande popolarità
in tutto il mondo crisitano, le notizie sulla sua vita sono molto
frammentarie. È possibile, comunque, grazie ai molti studi fatti,
tracciare a grandi linee un profilo biografico, elaborando una serie
di notizie essenziali sulla sua breve esistenza terrena. Tra le varie
“correzioni” che sono state proposte alle date tradizionali
(1295-1327), si è gradatamente imposta quella che oggi sembra la più
consolidata: il Santo è nato a Montpellier fra il 1345 e il 1350 ed
è morto a Voghera, fra il 1376 ed il 1379, molto giovane a non più
di trentadue anni di età. Secondo tutte le biografie i genitori Jean
e Libère De La Croix erano una coppia di esemplari virtù cristiane,
ricchi e benestanti ma dediti ad opere di carità. Rattristati dalla
mancanza di un figlio rivolsero continue preghiere alla Vergine Maria
dell’antica Chiesa di Notre-Dame des Tables fino ad ottenere la
grazia richiesta. Secondo la pia devozione il neonato, a cui fu dato
il nome di Rocco (da Rog o Rotch), nacque con una croce vermiglia
impressa sul petto. Intorno ai vent’anni di età perse entrambi i
genitori e decise di seguire Cristo fino in fondo: vendette tutti i
suoi beni, si affiliò al Terz’ordine francescano e, indossato
l’abito del pellegrino, fece voto di recarsi a Roma a pregare sulla
tomba degli apostoli Pietro e Paolo. Bastone, mantello, cappello,
borraccia e conchiglia sono i suoi ornamenti; la preghiera e la
carità la sua forza; Gesù Cristo il suo gaudio e la sua santità.
Non è possibile ricostruire il percorso prescelto per arrivare dalla
Francia nel nostro Paese: forse attraverso le Alpi per poi dirigersi
verso l’Emilia e l’Umbria, o lungo la Costa Azzurra per scendere
dalla Liguria il litorale tirrenico. Certo è che nel luglio 1367 era
ad Acquapendente, una cittadina in provincia di Viterbo, dove
ignorando i consigli della gente in fuga per la peste, il nostro
Santo chiese di prestare servizio nel locale ospedale mettendosi al
servizio di tutti. Tracciando il segno di croce sui malati, invocando
la Trinità di Dio per la guarigione degli appestati, San Rocco
diventò lo strumento di Dio per operare miracolose guarigioni. Ad
Acquapendente San Rocco si fermò per circa tre mesi fino al
diradarsi dell’epidemia, per poi dirigersi verso l’Emilia Romagna
dove il morbo infuriava con maggiore violenza, al fine di poter
prestare il proprio soccorso alle sventurate vittime della
peste.
L’arrivo a Roma è databile fra il 1367 e l’inizio del 1368, quando Papa Urbano V è da poco ritornato da Avignone. E’ del tutto probabile che il nostro Santo si sia recato all’ospedale del Santo Spirito, ed è qui che sarebbe avvenuto il più famoso miracolo di San Rocco: la guarigione di un cardinale, liberato dalla peste dopo aver tracciato sulla sua fronte il segno di Croce. Fu proprio questo cardinale a presentare San Rocco al pontefice: l’incontro con il Papa fu il momento culminante del soggiorno romano di San Rocco. La partenza da Roma avvenne tra il 1370 ed il 1371. Varie tradizioni segnalano la presenza del Santo a Rimini, Forlì, Cesena, Parma, Bologna. Certo è che nel luglio 1371 è a Piacenza presso l’ospedale di Nostra Signora di Betlemme. Qui proseguì la sua opera di conforto e di assistenza ai malati, finché scoprì di essere stato colpito dalla peste. Di sua iniziativa o forse scacciato dalla gente si allontana dalla città e si rifugia in un bosco vicino Sarmato, in una capanna vicino al fiume Trebbia.
Qui un cane lo trova
e lo salva dalla morte per fame portandogli ogni giorno un tozzo di
pane, finché il suo ricco padrone seguendolo scopre il rifugio del
Santo. Il Dio potente e misericordioso non permette che il giovane
pellegrino morisse di peste perché doveva curare e lenire le
sofferenze del suo popolo. Intanto in tutti i posti dove Rocco era
passato e aveva guarito col segno di croce, il suo nome diventava
famoso. Tutti raccontano del giovane pellegrino che porta la carità
di Cristo e la potenza miracolosa di Dio. Dopo la guarigione San
Rocco riprende il viaggio per tornare in patria. Le antiche ipotesi
che riguardano gli ultimi anni della vita del Santo non sono
verificabili. La leggenda ritiene che San Rocco sia morto a
Montpellier, dove era ritornato o ad Angera sul Lago Maggiore. E’
invece certo che, sulla via del ritorno a casa, si sia trovato
implicato nelle complicate vicende politiche del tempo: San Rocco è
arrestato come persona sospetta e condotto a Voghera davanti al
governatore. Interrogato, per adempiere il voto non volle rivelare il
suo nome dicendo solo di essere “un umile servitore di Gesù
Cristo”. Gettato in prigione, vi trascorse cinque anni, vivendo
questa nuova dura prova come un “purgatorio” per l’espiazione
dei peccati. Quando la morte era ormai vicina, chiese al carceriere
di condurgli un sacerdote; si verificarono allora alcuni eventi
prodigiosi, che indussero i presenti ad avvisare il Governatore. Le
voci si sparsero in fretta, ma quando la porta della cella venne
riaperta, San Rocco era già morto: era il 16 agosto di un anno
compreso tra il 1376 ed il 1379.
Prima di spirare, il Santo aveva ottenuto da Dio il dono di diventare l’intercessore di tutti i malati di peste che avessero invocato il suo nome, nome che venne scoperto dall’anziana madre del Governatore o dalla sua nutrice, che dal particolare della croce vermiglia sul petto, riconobbe in lui il Rocco di Montpellier. San Rocco fu sepolto con tutti gli onori. Sulla sua tomba a Voghera cominciò subito a fiorire il culto al giovane Rocco, pellegrino di Montpellier, amico degli ultimi, degli appestati e dei poveri.
Prima di spirare, il Santo aveva ottenuto da Dio il dono di diventare l’intercessore di tutti i malati di peste che avessero invocato il suo nome, nome che venne scoperto dall’anziana madre del Governatore o dalla sua nutrice, che dal particolare della croce vermiglia sul petto, riconobbe in lui il Rocco di Montpellier. San Rocco fu sepolto con tutti gli onori. Sulla sua tomba a Voghera cominciò subito a fiorire il culto al giovane Rocco, pellegrino di Montpellier, amico degli ultimi, degli appestati e dei poveri.
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