Premetto che non sono una specialista
del settore, ma una persona curiosa, che si pone delle domande e
cerca delle risposte, nei limiti delle sue possibilità e conoscenze.
Mi ha sempre incuriosito e a volte infastidito, il modo in cui ci
riferisce alla situazione delle donne nel medioevo. Anche al giorno
d'oggi, qualsiasi evento, o accadimento in cui la donna viene tenuta
in una situazione di inferiorità o di sottomissione, si cita sempre,
in modo negativo, il medioevo. Ma fu veramente così? O fu solamente
così? Eppure vi sono state numerose donne di potere in quell'età di
mezzo, lunga vari secoli: Teodolinda, regina longobarda, oppure
Trotula, che visse nella seconda metà del XI secolo, e che fu la
prima donna medico presso la Scuola salernitana. E come non ricordare
Matilde di Canossa o Eleonora d'Aquitania!
Pensando alla storia della mia terra,
la Marca Trevigiana, mi accorgo che vi furono delle forti personalità
femminili: Sofia da Colfosco, Soprana e Gaia da Camino.
A loro vorrei dedicare queste mie brevi
note.
Abbazia di Follina |
La prima, in ordine cronologico, è
SOFIA DA COLFOSCO. Nacque fra il 1115 e il 1140 da Valfredo
Conte di Colfosco e Adeleita figlia di Adalfredo conte di Zumelle.
Per alcuni storici la madre era invece figlia di Ermanno Conte di
Ceneda e di Zumelle. Discende quindi da un'antica famiglia di alto
lignaggio e di origine longobarda, come lo erano anche le altre
famiglie feudali del territorio del trevigiano: i Conti di Treviso
poi Collalto, e di Da Montanara, che successivamente presero il nome
di Da Camino. Sofia fu donna forte e decisa; dimostra di saper
affrontare con energia e idee chiare i doveri derivanti dalla sua
posizione sociale e dalla concentrazione di poteri che pervengono
nelle sue mani. Figlia unica e unica erede sia da parte di padre che
da da parte di madre andò sposa a Gueccello Da Camino nel 1154,
unendo in questo modo feudi, beni e diritti comitali di queste
famiglie. Sofia contribuì in modo determinante al consolidarsi, nei
cruciali anni iniziali della sua storia, della potenza caminese. Nel
1155 un marchese Folco concesse alla Contessa Sofia ed a Guecellone
da Camino l'investitura del Castello di Pieve di Cadore, mentre uno
Scaffardo e un Collomano diedero loro altri beni in quel comitato; il
tutto tramite l'intervento del potente Patriarca di Aquileia. Nel
1162 la mare Contessa Adeleita e il Conte Guido, forse suo secondo
marito e forse anche padre di Gueccello – a seguito di un'abile e
spregiudicata politica matrimoniale – investiranno i due giovani
coniugi dei comitati di Ceneda, Belluno, e Cadore
Il segno della sua presenza è
chiaramente individuabile sia nella differenza di rango fra lei e il
marito (sempre citati come Gueccello/Weçelo e comitissa Sofia),
sia nella differente linea politica da lei seguita, essenzialmente
guelfa, rispetto a quella “imperiale” del marito. Egli fu sempre
al fianco del Barbarossa, anche quando questi si recò a Venezia, ad
incontrare e trattare il termine delle ostilità con Papa Alessandro
III. Sofia, invece, si schierò contro il Barbarossa, aderì alla
Lega Lombrda ed armò sessanta armati che portarono aiuto ai
difensori del Castello di San Cassiano, nei pressi di Ancona; i
cronisti narrarono che Sofia stessa combattè valorosamente nelle
battaglie di Cassano (1160) e Bolchignano (1161). Sofia è altresì
ricordata per la sua religiosità e pietà. Fu lei volere i monaci
cistercensi a Follina ai quali donò, nel 1170, chiese, cappelle e
relative pertinenze: grazie a ciò e al durevole legame con la
famiglia Da Camino, nei secoli successivi, il monastero cistercense
follinese divenne il più influente e ricco in tutte le Tre Venezie,
con beni e proprietà lungo il Piave, in Cadore e ancora più a nord,
nel Comelico.
Iscrizione della pietra tombale a ricordo di Sofia |
Sofia morì nel 1175, fu sepolta nella cappella
gentilizia dell'abbazia di Follina. Il testamento lasciò eredi
universali il marito ed il figlio Gabriele, ad eccezione dei castelli
di Serravalle (Vittorio veneto) e di Zumelle, che lasciò al Vescovo
di Ceneda e a quello di Belluno rispettivamente. Ne scaturì una
lunga contesa, che portò anche a guerre e scontri armati, in
particolare per il castello di Zumelle, e alla morte del vescovo
bellunese. Anche da morta, Sofia ha fatto la storia.
SOPRANA nacque negli anni
1230-1240 e fu sorella del più famoso Gherardo III signore di
Treviso e padre di Gaia. Sposò Ugone di Towres (Tures). Rimasta
presto vedova e senza figli, e ottenuta la restituzione della sua
dote personale, rientrò presso la sua famiglia, a Serravalle
(attuale Vittorio Veneto). Scelse di abitare in una piccola casa,
situata probabilmente sull'isola del fiume Meschio, di fronte al
monastero di Santa Giustina, poco distante dal castello di famiglia.
Nel monastero Soprana avviò così la costituzione di quella comunità
monastica, aderente alla regola agostiniana, di cui essa fece parte
divenendone badessa. In questo ruolo Soprana dimostrò di avere
temperamento e iniziativa imprenditoriale e grazie a lei, il
monastero ampliò notevolmente le sue proprietà.
Chiesa di Santa Giustina a Serravalle |
La terza figura femminile caminese è
GAIA. Figlia di Gherardo III e di Chiara della Torre, nacque
probabilemte a Treviso verso il 1270. Visse felicemente la sua
giovinezza accanto al padre e ai fratelli maggiori Rizzardo e
Gueccello nella Treviso del Castel d'Amore e della poesia provenzale,
mèta di trovatori e poeti, come Ferrarino da Ferrara, che fu, forse,
il suo maestro. Il nome di Gaia, come quello del padre, il “buon
Gherardo”, potente signore di Treviso, è legato a Dante. Nel
Purgatorio, Canto XVI, Dante afferma di non conoscere Gherardo e
Marco Lombardo risponde: “per altro soprannome io nol conosco /
s'io nol togliessi da sua figlia Gaia”. Gaia, quindi, famosa in
tutta la penisola italica, quasi più celebre del padre.
Essa è stata considerata, dai suoi
primi biografi, fra le prime poetesse in provenzale, una troubairiz
quindi, e se alcuni storici antichi ne parlano male, come di una
donna discinta e immorale, è perchè si era perso il vero
significato delle “dilettazioni amorose” di cui era
esperta: non l'amore carnale ma la fin'amor della poesia
cortese.
Sigillo di Gaia |
Ma fu anche donna di potere. Prima del
1291 sposò Tolberto del ramo dei Caminesi di Sotto, il quale acquisì
nei primissimi anni del XIV, l'attuale Portobuffolé. Nel 1302 fu
nominata erede universale da una certa Frixa, nobildonna di origine
trevigiana; ne fu anche curatrice testanetaria per quanto riguarda i
lasciti da gestire e spendere in elemosine e opere di carità. Ma
ancor più indicative del temperamento e della nobiltà di Gaia, sono
le parole del Doge Gradenigo, in una sua lettera del 28 luglio 1309,
parole con le quali si rivolse direttamente a lei: “abbiamo
inteso che alcuni malfattori... s'erano apparecchiati ad entrare
nelle ville e ne' luoghi cìdi città nuova per depredare, ma che vi
deste pensiero di sventare l'atteggiamenteo.... noi vi rendiamo
vivissime grazie, giacché voi compiste un'opera degna della fiducia
che noi abbiamo in voi...” Fu
quindi una donna libera di agire, di inviare truppe a far fronte a
masnade e malfattori, benchè il marito avesse fama di uomo d'arme, e
non è poco!
Morì
nel 1331 e l'ultimo atto è il suo testamento, rogato a Portobuffolè.
Doveva essere un personaggio forte e carismatico, tanto che il
marito, benchè sposatosi nuovamente con Samaritana Malatesta di
Rimini, rimase sempre a lei legato e quando fu la sua ora, volle
essere sepolto accanto alla sua amata Gaia.
Portobuffolè |
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