lunedì 15 agosto 2016

16 AGOSTO VENEZIA FESTEGGIA SAN ROCCO DI MONTPELLIER IL SANTO DELLA PESTE

A Venezia, il culto a San Rocco riveste fin dalla seconda metà del XV secolo una rilevante importanza, tanto da essere considerato Santo copatrono della città.
Santo apotropaico, era invocato come protettore dal terribile morbo, la peste, che mieteva migliaia e migliaia di vittime ogniqualvolta scoppiava un'epidemia. E Venezia era sempre in prima linea.

Jacopo Tintoretto - San Rocco in Gloria
 L’apertura del processo di canonizzazione di san Rocco si fa risalire al 1377, ad opera di papa Gregorio XI, ma non esistono documenti in merito. La santità di Rocco fu sicuramente riconosciuta “ex consensu Ecclesiae: culto immemorabile”, che papa Urbano VIII approvò con decreto solenne nel 1625. Ma, secondo Francesco Diedo, già nel 1414 a Costanza, per lo scoppiare di una pestilenza all’apertura del Concilio, i padri conciliari invocarono san Rocco, recandone l’immagine in solenne processione e ottenendone la protezione. La peste cessò e il Concilio poté essere celebrato.A seguito di questo miracoloso evento, sorsero numerose confraternite in tutta Italia in nome di San Rocco. 

Le spoglie del Santo
A Venezia, la prima confraternità nacque nel 1478 ed alcuni anni dopo, nel 1485, infuriando un'altra pestilenza che in un solo anno uccise in città 30.000 persone, il corpo stesso vi fu traslato a Venezia, in circostanze ancora poco chiare. Lo storico Flaminio Corner (1693-1778) ci racconta come il recupero delle spoglie di San Rocco si debba al monaco camaldolese Mauro che, per sciogliere un voto e su richiesta del Guardian Grando della Scuola, Tommaso di Alberti, si recò a Voghera, nel castello del conte Pietro dal Verme e riuscì, non senza peripezie, a trafugarle e a portarle a Venezia. La descrizione dell’impresa è conservata tra i documenti della Scuola (Atti del riconoscimento del corpo di san Rocco, b. Corpo di san Rocco – Atti storici e biografici, n. 7 antico).
Il 13 marzo il patriarca Maffeo Girardi ne comunicava al Consiglio di Dieci l’avvenuta traslazione, certificandone l’autenticità, ma, non avendo ancora la Scuola una sede definitiva, la reliquia fu deposta provvisoriamente prima nella chiesa di San Geminiano, poi nel palazzo del patriarca di Grado, presso la chiesa di san Silvestro, fino a che, ultimata la chiesa eretta per custodirla, vi fu trasferita il 3 marzo 1490.

A San Rocco era già stata attribuita la fine dell'epidemia del 1478, tanto che la Serenissima, dopo la peste del 1576, decretò che il 16 agosto, dies natalis del Santo, fosse festa solenne, voto dell'intera comunità. In quel giorno il Doge e la Signoria si recavano in processione per assistere alla messa e per rivolgere voto di ringraziamento. Terminata la messa, il Guardian Grando della Scuola offriva un ricchissimo banchetto nella Sala Grande. Dopo il banchetto, il doge si portava per una breve funzione ai Frari, per poi rientrare in Palazzo su una grossa peatona. Nel campo si svolgeva poi la fiera, con le varie bancarelle, ma anche con i quadri dei giovani pittori esposti lungo i muri delle case, ed in questo modo potevano farsi conoscere ed apprezzare. Festa di popolo, culto religioso e rituale civile si sovrapponevano e si completavano l'uno nell'altro. 

Canaletto - La Festa di San Rocco

Culto civile, innanzitutto: l'introduzione ufficiale del culto di San Rocco cade proprio nel periodo della creazione del Magistrato alla Sanità, che nasce con il programma politico di contrastare la peste con l'organizzazione dei due lazzaretti e composizione dell'isolamente e della quarantena. Rocco era l'esempio da seguire la scelta della volontaria emarginazione nel bosco è un chiaro invito ai malati di peste di accettare di entrare in lazzaretto per curarsi salvaguardando la collettività; il cane rappresenta la mano pubblica che provvede al sostentamento dei malati fino al loro reinserimento dopo la guarigione.
Accanto alla chiesa, ricostruita poi nel corso del XVIII secolo, si trova ancor oggi la prima sede della confraternita; la Scoletta del Santo, dall'architettura sobria ed elegante, mentre nel 1515 si iniziò la costruzione dell'attuale Scuola Grande di San Rocco, ben più fastosa e monumentale, segno anche dell'accresciuta importanza che la confraternita stessa aveva acquisito nella vita cittadina. Fra 1564 e 1587, le sale verranno interamente decorate da Jacopo Tintoretto, che qui ci ha lasciato uno dei suoi massimi capolavori.

Scuola Grande di San Rocco

Ma cosa sappiamo della vita del Santo? Nonostante la sua grande popolarità in tutto il mondo crisitano, le notizie sulla sua vita sono molto frammentarie. È possibile, comunque, grazie ai molti studi fatti, tracciare a grandi linee un profilo biografico, elaborando una serie di notizie essenziali sulla sua breve esistenza terrena. Tra le varie “correzioni” che sono state proposte alle date tradizionali (1295-1327), si è gradatamente imposta quella che oggi sembra la più consolidata: il Santo è nato a Montpellier fra il 1345 e il 1350 ed è morto a Voghera, fra il 1376 ed il 1379, molto giovane a non più di trentadue anni di età. Secondo tutte le biografie i genitori Jean e Libère De La Croix erano una coppia di esemplari virtù cristiane, ricchi e benestanti ma dediti ad opere di carità. Rattristati dalla mancanza di un figlio rivolsero continue preghiere alla Vergine Maria dell’antica Chiesa di Notre-Dame des Tables fino ad ottenere la grazia richiesta. Secondo la pia devozione il neonato, a cui fu dato il nome di Rocco (da Rog o Rotch), nacque con una croce vermiglia impressa sul petto. Intorno ai vent’anni di età perse entrambi i genitori e decise di seguire Cristo fino in fondo: vendette tutti i suoi beni, si affiliò al Terz’ordine francescano e, indossato l’abito del pellegrino, fece voto di recarsi a Roma a pregare sulla tomba degli apostoli Pietro e Paolo. Bastone, mantello, cappello, borraccia e conchiglia sono i suoi ornamenti; la preghiera e la carità la sua forza; Gesù Cristo il suo gaudio e la sua santità. Non è possibile ricostruire il percorso prescelto per arrivare dalla Francia nel nostro Paese: forse attraverso le Alpi per poi dirigersi verso l’Emilia e l’Umbria, o lungo la Costa Azzurra per scendere dalla Liguria il litorale tirrenico. Certo è che nel luglio 1367 era ad Acquapendente, una cittadina in provincia di Viterbo, dove ignorando i consigli della gente in fuga per la peste, il nostro Santo chiese di prestare servizio nel locale ospedale mettendosi al servizio di tutti. Tracciando il segno di croce sui malati, invocando la Trinità di Dio per la guarigione degli appestati, San Rocco diventò lo strumento di Dio per operare miracolose guarigioni. Ad Acquapendente San Rocco si fermò per circa tre mesi fino al diradarsi dell’epidemia, per poi dirigersi verso l’Emilia Romagna dove il morbo infuriava con maggiore violenza, al fine di poter prestare il proprio soccorso alle sventurate vittime della peste.

L’arrivo a Roma è databile fra il 1367 e l’inizio del 1368, quando Papa Urbano V è da poco ritornato da Avignone. E’ del tutto probabile che il nostro Santo si sia recato all’ospedale del Santo Spirito, ed è qui che sarebbe avvenuto il più famoso miracolo di San Rocco: la guarigione di un cardinale, liberato dalla peste dopo aver tracciato sulla sua fronte il segno di Croce. Fu proprio questo cardinale a presentare San Rocco al pontefice: l’incontro con il Papa fu il momento culminante del soggiorno romano di San Rocco. La partenza da Roma avvenne tra il 1370 ed il 1371. Varie tradizioni segnalano la presenza del Santo a Rimini, Forlì, Cesena, Parma, Bologna. Certo è che nel luglio 1371 è a Piacenza presso l’ospedale di Nostra Signora di Betlemme. Qui proseguì la sua opera di conforto e di assistenza ai malati, finché scoprì di essere stato colpito dalla peste. Di sua iniziativa o forse scacciato dalla gente si allontana dalla città e si rifugia in un bosco vicino Sarmato, in una capanna vicino al fiume Trebbia. 

Un cane porta ogni giorno il cibo a San Rocco
Qui un cane lo trova e lo salva dalla morte per fame portandogli ogni giorno un tozzo di pane, finché il suo ricco padrone seguendolo scopre il rifugio del Santo. Il Dio potente e misericordioso non permette che il giovane pellegrino morisse di peste perché doveva curare e lenire le sofferenze del suo popolo. Intanto in tutti i posti dove Rocco era passato e aveva guarito col segno di croce, il suo nome diventava famoso. Tutti raccontano del giovane pellegrino che porta la carità di Cristo e la potenza miracolosa di Dio. Dopo la guarigione San Rocco riprende il viaggio per tornare in patria. Le antiche ipotesi che riguardano gli ultimi anni della vita del Santo non sono verificabili. La leggenda ritiene che San Rocco sia morto a Montpellier, dove era ritornato o ad Angera sul Lago Maggiore. E’ invece certo che, sulla via del ritorno a casa, si sia trovato implicato nelle complicate vicende politiche del tempo: San Rocco è arrestato come persona sospetta e condotto a Voghera davanti al governatore. Interrogato, per adempiere il voto non volle rivelare il suo nome dicendo solo di essere “un umile servitore di Gesù Cristo”. Gettato in prigione, vi trascorse cinque anni, vivendo questa nuova dura prova come un “purgatorio” per l’espiazione dei peccati. Quando la morte era ormai vicina, chiese al carceriere di condurgli un sacerdote; si verificarono allora alcuni eventi prodigiosi, che indussero i presenti ad avvisare il Governatore. Le voci si sparsero in fretta, ma quando la porta della cella venne riaperta, San Rocco era già morto: era il 16 agosto di un anno compreso tra il 1376 ed il 1379.
Prima di spirare, il Santo aveva ottenuto da Dio il dono di diventare l’intercessore di tutti i malati di peste che avessero invocato il suo nome, nome che venne scoperto dall’anziana madre del Governatore o dalla sua nutrice, che dal particolare della croce vermiglia sul petto, riconobbe in lui il Rocco di Montpellier. San Rocco fu sepolto con tutti gli onori. Sulla sua tomba a Voghera cominciò subito a fiorire il culto al giovane Rocco, pellegrino di Montpellier, amico degli ultimi, degli appestati e dei poveri.