lunedì 21 settembre 2020

PROPOSTE DI VISITA GUIDATE A SETTEMBRE E OTTOBRE

 
QUESTE LE NOSTRE PROPOSTE DI VISITE GUIDATE A VENEZIA PER IL MESE DI SETTEMBRE E OTTOBRE:
 
Venezia Popolare e operaia: da Piazzale Roma a San Nicolò dei Mendicoli
 
La Dott.ssa Giovanna Lorenzon, guida turistica abilitata vi accompagnerà in una passeggiata attraverso i sestieri di Santa Croce e Dorsoduro. Fra archeologia industriale e tradizioni popolari, scoprirete come questa zona periferica di Venezia sia cambiata nel tempo e ciò che rimane degli antichi edifici e delle attività di un tempo. Infine visiteremo la chiesa di San Nicolò dei Mendicoli.
Ritrovo alle ore 10:00 a Piazzale Roma presso il ponte di Calatrava
Costo della visita: 20,00 per persona
Gruppo minimo: pax 8 - max 20
In ottemperanza alle norme vigenti in materia di Covid-19, si richiede di essere provvisti di mascherina.
La prenotazione è obbligatoria:
Per prenotazioni e informazioni scrivere a giovanna.lorenzon65@gmail.com
Whatsapp: 339.5096617
 
I luoghi dei guaritori: la Scuola Grande di San Rocco e San Pantalon

La devozione per San Rocco, il santo che guarisce con il segno della croce, il santo che protegge dalla peste, ha fatto sorgere a Venezia un complesso di edifici monumentali che sono lo scrigno di opere d'arte fra le più rappresentative della città. La chiesa di San pantlon celebra un medico, santo e martire, molto conosciuto in Oriente. All'interno il soffitto è ricoperto dal più vasto dipinto esistente: "la vita e il martirio di San Pantalon" di G.A. Fumiani.
Punto d'incontro: di fronte alla Scuola di San Rocco alle ore 10:00.
Costo: 18,00 Euro - bambini dai 6 ai 12 anni 8,00 euro- bambini fino ai 6 anni gratuito.
Ingresso alla Scuola di San Rocco: 10,00 - 8,00 ridotto.
gruppo minimo: 8 pax
La prenotazione è obbligatoria.
In ottemperanza alle disposizioni in materia di Covid-19 si richiede ai partecipanti di dotarsi di mascherina.
Per informazioni e prenotazioni: giovanna.lorenzon65@gmail.com
Whatsapp 339.5096617 
 
Passeggiata a Castello
 
La dott.ssa Giovanna Lorenzon, guida turistica abilitata di Venezia, vi propone di scoprire insieme il Sestiere di Castello, in una passeggiata fra campi, campielli, corti "sconte" e la loro storia, le loro curiosità e leggende.
Luogo d'incontro: Riva degli Schiavoni, di fronte alla chiesa della Pietà
Costo: 20,00 (bambini da 6 a 12 anni 10;00 - bambini sotto i 10 anni gratuito)
gruppo minimo 8 pax
prenotazione obbligatoria.
In ottemperanza alle disposizioni in materia di Covid-19 si riciede ai partecipanti di essere provvisti della mascherina.
per informazioni e prenotazioni: giovanna.lorenzon65@gmail.com
Whatsapp 339.5096617

venerdì 14 agosto 2020

LA CHIESA DELLA MADONNA GRANDA A TREVISO

Il 15 agosto, la chiesa cattolica celebra l'Assunzione della Vergine Maria. A Treviso la festa è particolarmente sentita; ogni anno il sindaco offre un cero votivo al Vescovo durante la messa alla Madonna Granda – la chiesa di Santa Maria Maggiore.

Si tratta di un'antica tradizione che risale agli inizi del XIV secolo. Il 14 agosto del 1300, Gherardo Da Camino ottenne una vittoria decisiva contro il Patrirca di Aquileia ed qualche anno dopo, nel 1302, il Comune di Treviso stabilì di recare ogni anno un'offerta di ringraziamento alla chiesa della Madonna Granda. Ma sappiamo bene che, soprattutto in quei secoli, le sorti di queste famiglie potenti potevano cambiare repentinamente. Dopo la morte di Gherardo e del figlio Rizzardo, ucciso in una congiura, prese i pieni poteri l'altro figlio Guecellone. Una nuova congiura fece sì che egli dovette fuggire verso Serravalle e il palazzo di famiglia fu devastato nei tumulti che ne seguirono. La sommosssa ebbe inizio nella notte fra il 14 e il 15 dicembre, quando le campane della Madonna Granda iniziarono a suonare e tutti gli altri campanili risposero: era il segnale stabilito.

Ecco che dal 1316, come prescritto negli statuti, si iniziò a commemorre la sconfitta e la scacciata dei Caminesi da Treviso. La festa fu abbandonata dopo il 1797 e secoli dopo ripristinata nel 1946.

Il santuario della Madonna Granda costituisce uno dei pochi esempi di edificio religioso quattrocentesco in città. La primitiva costruzione risale al VIII secolo, quando fu eretto, intorno ad un capitello devozionale, un edificio religioso dipendente dall'Abbazia benedettina di Nonantola.

La chiesa fu ricostruita nella seconda metà del XV secolo, quando erano presenti i Canonici Regolari del Santissimo Salvatore.

La facciata con terminazione mistilinea è inusuale in terraferma e ricorda soprattutto esempi veneziani come, ad esempio, la chiesa di San Giovanni in Bragora.

A partire dal 1509, questa parte della città fu interessata dalla costruzione delle nuove mura che dovevano difendere Treviso dai possibili attacchi da parte delle truppe della lega di Cambrai. Le absidi furono demolite e successivamente ricostruite nelle forme attuali.

 

All'interno, un tempietto, nell'insieme ispirato al gusto di Tullio Lombardo, custodisce l'antico affresco rappresentante la Vergine con il Bambino. Venerata dai fedeli trevigiani, e recentemente attribuita al Maestro di Feltre (conosciuto anche come Compagno di Tommaso attivo fra 1350 e 1360) fu presumibilmente più volte ridipinta, data la sua antichità: non era importante il suo valore artistco, infatti, ma il valore spirituale e devozionale per i trevigiani, che, con le loro preghiere, chiedevano grazie alla Vergine.

Fra i numerosi ex-voto, spiccano dei ceppi, posti ai lati dell'immagine sacra. Chi li lasciò accanto alla Madonna?

 Dobbiamo qui ritornare a quegli anni difficili della guerra fra Venezia e la Lega di Cambrai.

 Girolamo Miani, patrizio veneto e uomo d'arme, era allora castellano del Castello di Quero, importante punto strategico allo sbocco del Piave verso la pianura trevigiana, ed incaricato dalla Serenissima della sua difesa. 

 


Il 27 agosto 1511, il condottiero Mercurio Bua alla testa di 300 uomini espugnò il castello di Quero e lo fece prigioniero . Girolamo venne calato in una botola in fondo alla torre del castello. Qui fu legato con una catena fissa al muro, una palla di pietra legata al collo e dei ceppi alle mani. Rimase prigioniero nella torre del castello per un mese.
Poi il miracolo… Girolamo nella sua prigionia invocò la Madonna che il 27 settembre 1511, gli apparve nella cella, gli consegnò le chiavi delle catene, lo pigliò per mano guidandolo nel mezzo dei soldati fino alle mura della città di Treviso. Girolamo promise alla Madonna di cambiare vita se fosse stato salvato dalla prigionia. Abbandonò la vita militare per dedicarsi all'aiuto al prossimo, in particolare all'educazione dei bambini e degli orfani poveri ed abbandonati. È considerato il patrono universale della gioventù abbandonata e fu il fondatore dell'ordine dei Padri Somaschi. Lo vediamo in questa foto della statua di Giovanni Maria Morlaiter nella Chiesa della Salute a Venezia.

 

A Venezia lo si ricorda per aver sostenuto la fondazione dell'Ospedaletto o Santa Maria dei Derelitti. A lui fu inizialmente affidata la direzione del nuovo orfanatrofio ed egli inrodusse nell'educazione dei bambini anche la musica e il canto. Usava condurli in processione per le calli, cantando inni sacri, per catechizzare i poveri e, nel contempo, sollecitare la carità dei ricchi. Miani, fu anche incaricato della direzione dell'Ospedale degli Incurabili, alla partenza del fondatore San Gaetano da Thiene.


Un' ulteriore curiosità: poco distante dall'immagine della Madonna e dai ceppi di Girolamo Miani alla Madonna granda si trova il monumento funerario di Mercurio Bua - proprio colui che lo fece prigioniero! Egli, successivamente, passò al soldo della Serenissima e morì a Treviso nel 1542.


domenica 12 aprile 2020

LA VISITA DEL DOGE A SAN ZACCARIA


San Zaccaria
Poco distante da Piazza San Marco si eleva in tutta la sua bellezza e maestosità la chiesa di San Zaccaria. Forse non tutti sanno che è fra le più antiche di Venezia, il cui monastero è già citato nel testamento del doge Giustiniano Partecipazio (o Particiaco) del 829, nel quale da anche disposizioni per la costruzione della prima basilica di San Marco. Forse lo stesso monastero fu fondato da Giustiniano Partecipazio alcuni anni prima.
Per secoli San Zaccaria fu quindi monastero femminile benedettino, fino alla sua soppressione in epoca napoleonica. 

Francesco Guardi - Il parlatorio delle monache a San Zaccaria
Fu un luogo prestigioso, di preghiera e di vita religiosa, legato strettamente al potere della Serenissima, ma anche  un luogo dove spesso la severa regola monastica non era rispettata fino in fondo e dove le monache, provenienti dalle più influenti famiglie aristocratiche veneziane, esercitavano il potere, declinato al femminile.

Francesco Guardi - L'andata del Doge a San Zaccaria
Il giorno di Pasqua era una giorno importante. Il Doge, dopo aver preso parte  ai riti in Basilica si recava a piedi in processione a San  Zaccaria, preceduto dalle insegne e dal corno dell'incoronazione, per esservi accolto dalla Badessa e dalle altre monache. Veniva accompagnato fino all'altare maggiore dove assieme alla Signoria, assisteva al Vespro.

Così descrive la cerimonia Martin da Canal nel XIII sec.: "E all'ingresso del monastero la badessa lo riceve con evangelario e con incenso. E messere il doge all'entrata della chiesa fa le sue preghiere e le sue orazioni su un drappo intessuto d'oro, che madama la badessa ha fatto stendere all'entrata della chiesa; e quando ha fatto le sue preghiere, si alza e va nella chiesa, e vi resta finché le suore hanno finito il vespro.."

Antonio Zonca - La visita pasquale del Doge alla chiesa

 Da dove nasce questa tradizione dell'andata del Doge a San Zaccaria con il corno ducale? Si narra che il doge Pietro Tradonico (836-864) si recò alla chiesa per venerare i corpi di San Pancrazio e Santa Savina ed in quella occasione la Badessa gli avesse fatto dono del primo corno ducale.

Questo racconto è legato ad un'altra tradizione: nell'856 Papa Benedetto III, in fuga dall'antipapa Anastasio, trovò rifugio nel monastero veneziano ed in segno di ringraziamento, fece dono alla badessa Agostina Morosini di numerose reliquie e del corno ducale, poi offerto dalla stessa badessa Morosini al Doge Tradonico.

Andrea Celesti - Visita di Papa Benedetto III alla chiesa

mercoledì 25 marzo 2020

DANTE NEL VENETO

Nel giorno dedicato al grande poeta fiorentino, poeta universale, mi piace ricordarlo con quei versi che descrivono gli eventi e i luoghi delle nostre terre venete:

Arsenale
Quale nell'arzanà de' Viniziani
bolle l'inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non sani,
ché navigar non ponno: in quella vece
chi fa suo legno novo e chi ristoppa
le coste a quel che più viaggi fece;
chi ribatte da proda e chi da poppa;
altri fa remi e altri volge sarte;
chi terzeruolo e artimon rintoppa
(Inferno, XXI v.7-15)

Ponte Dante



e dove Sile e Cagnan s'accompagna,
tal signoreggia e vacon la testa alta,
che già per lui carpir si fa la ragna.
(Paradiso, IX v.49-51)


Chiesa di Santa Caterina, sorta sul luogo dove un tempo si trovava il palazzo dei Da Camino e dove fu ucciso Rizzardo figlio di Gherardo III        

Feltre
Piangerà Feltro ancora la difalta
de l'empio suo pastor, che sarà sconcia
sì, che per simil non s'entrò in malta
(Paradiso, IX v.52-54)

La torre di Malta a Cittadella


San Zenone degli Ezzelini

In quella parte de la terra prava
italica che siede tra Rialto
e le fontane di Brenta e di Piava,
si leva un colle, e non surge molt'alto,
là onde scese già una facella
che fece a la contrada un grande assalto.
(Paradiso, IX v.25-30)

Casa Gaia a Portobuffolè
Ma qual Gherardo è quel che tu per saggio
di' ch'è rimaso della gente spenta,
in rimprovero del secol Selvaggio?

Per altro sopranome io nol conosco
s'io nol togliessi da sua figlia Gaia.
(Purgatorio, XVI v.133-135; v.139-140)



Riviera del Brenta - Oriago - un tempo zona paludosa  dove fu  ucciso Jacopo del Cassero
Ma s'io fosse fuggito inver la Mira,
quando fu' sovraggiunto ad Oriaco,
ancor sarei di là ove si spira
(Purgatorio, V v.79-81)




sabato 14 marzo 2020

RONCAVAZZAI E LA MADONNA DEL SACRO CALICE 

Roncavazzai è quel colle dove secoli addietro fu miracolosamente ritrovata la statua raffigurante la Madonna con bambino, ora custodita nell'antica abbazia di Follina, chiamata Madonna del Sacro Calice o Regina Duplavis.

Il colle di Roncavazzai
 Il nome Roncavazzai deriva dal latino runcare che significa "mettere a coltura terreni più o meno boschivi". Si trova a sud-est rispetto all'abbazia e sul prato verde del pianoro una lapide ricorda l'evento straordinario del ritrovamento della sacra immagine.

La lapide ottocentesca
La lapide fu voluta nel 1888 dal Cav. Sig. Antonio Antiga, al tempo proprietario del prato e sindaco del paese, il quale fece costruire anche lo stabile a guisa di castelletto, visibile dal paese.

Il luogo del ritrovamento
 Si narra, che verso l'anno mille, alcuni contadini stavano arando il campo. Ad un certo punto, i buoi che tiravano l'aratro si fermarono e, inginocchiandosi, si rifiutarono di procedere oltre. I contadini, dopo aver più volte spronato gli animali, affinchè riprendessero a trascinare l'aratro, dovettero tuttavia arrendersi. I buoi non volevano proprio muoversi e non vi era null'altro da fare se non cercare di capire il perchè di quel comportamento inusuale. Dal terreno, proprio di fronte ai loro buoi, videro affiorare una pietra sagomata. Con le mani scavarono attorno, la presero e la pulirono dalla terra. Immaginate il loro stupore nel vedere che quella pietra non era uno dei soliti massi che dovevano essere semplicemente rimossi per continuare il lavoro di aratura e di semina: era invece una statua antica, lì sepolta chissà quando e perchè! Ed essa raffigurava l'immagine della Madonna con, in braccio, Gesù figlio di Dio!



Chiamati gli altri abitanti del villaggio, insieme decisero di realizzare sul luogo del rinvenimento, una piccola chiesetta. 
Ma ogni mattina, quando ci si apprestava a riprendere i lavori di costruzione, la statua era scomparsa e poi ritrovata ai piedi del monte a settentrione. Si pensò inizialmente ad uno scherzo di qualche miscredente, ma il fatto avvenne per tre giorni di seguito. 

L'abbazia di Follina vista in lontanaza, attraverso gli alberi del roccolo






Fu chiaro a tutti, allora, che quello era il luogo scelto dalla Santa Vergine per il suo tempio. 

E così venne fatto. La chiesetta fu lì costruita, dove ora sorge la maestosa abbazia. 







 Nei pressi dell'abitazione, fra bosco e prato, si trova ancora un vecchio roccolo, utilizzato un tempo per l'uccellagione. 
Benché sia ancora oggi proprietà privata, Roncavazzai rimarrà per sempre nel cuore di tutti i follinesi.

Il roccolo



venerdì 2 febbraio 2018

2 GENNAIO - LA FESTA DELLE MARIE

Era usanza il 31 gennaio, ricorrenza dell'arrivo a Venezia delle sacre reliquie di San Marco, che le giovani coppie celebrassero il loro matrimonio in una solenne cerimonia collettiva nell'antica cattedrale di San Pietro. Celebrava il vescovo di Olivolo, alla presenza del Doge, delle autorità più importanti e di tutta la comunità in festa.

Gabriel Bella, Il Corso di San Pietro di Castello
 Il 31 gennaio 944, la festa prese una piega inaspettata e tragica: i pirati istriani attaccarono e razziarono la città, gettando nello sgomento l'intera popolazone. Come erano venuti, veloci sui loro vascelli lasciarono la laguna, portando con loro il ricco bottino e le giovani e belle spose. Certi di essere al sicuro, fecero sosta lungo la costa, nei pressi di Caorle. Immediata fu la risposta dei veneziani, che nel giro di ventiquattro ore scovarono i pirati nel loro rifugio e e poterono così vendicare  l'offesa patita, sterminandoli e riportando a casa le spose rapite. Da quel momento il luogo della battaglia prese il nome di Porto delle Donzelle, l'odierno Porto Santa Margherita.
Luigi Borro, Ratto delle Spose, 1875 circa - ora al Museo Bailo di Treviso

La flotta rientrò il 2 febbraio, giorno della Purificazione della Vergine, accolta da tutta la popolazione festante. I più valorosi nella battaglia, coloro che guidarono l'assalto con coraggio e determinazione furono i casseleri, gli artigiani che realizzavano le preziose cassele, dove le spose riponevano la loro dote.Il Doge Pietro Candiano li voleva premiare, ma loro risposero che avevano fatto solo ciò che si doveva fare e che se voleva onorare il ricordo di quell'impresa, era sufficiente che visitasse, ogni anno, il 2 febbraio, la loro chiesa, Santa Maria Formosa. Gli avrebbero offerto un cappello di paglia per proteggerlo dalla pioggia, se pioveva, e delle arancie se avesse avuto fame. Ecco quindi che in quel giorno il Doge, in visita alla parrocchia, riceveva il dono di due cappelli in paglia, con gli stemmi del papa e del suo casato, un cesto di arancie e due zucche di vino Malvasia. In compenso egli  ricambiava con una moneta appositamente coniata per l'occasione e consegnata al parroco – l'albulo.


Gabriel Bella - la festa del 2 febbraio a Santa Maria Formosa
Sempre i quei giorni, dodici giovani ragazze - chiamate quindi Marie a ricordo del giorno della purificazione della Vergine - venivano portate in corteo acqueo fino a San Pietro in Castello per la benedizione del Vescovo e poi fino a San Marco, dove venivano ricevute dal Doge. A bordo del Bucintoro venivano poi condotte a Rialto dove ricevevano vestiti e gioielli preziosi insieme alla dote, offerta dal governo della Serenissima, Le dodici Marie, le dodici giovani spose. (Marcello Brusegan, Storia Insolita di Venezia – Alberto Toso Fei, Venezia Enigma)

Il corteo acqueo con le Marie



mercoledì 31 gennaio 2018

31 GENNAIO - FESTA DI SAN MARCO DEI MEZENI


San Marco - catino del portale maggiore in atrio - Sec.XVI

A Venezia  non si festeggia San Marco solamente il 25 aprile! 

Il giorno 31 gennaio era un giorno altrettanto importante per la Serenissima: si celebrava l'arrivo a Venezia del corpo santo dell'Evangelista.

Il Doge venera il corpo santo di San Marco.


 Nell'828 giunsero in Alessandria d'Egitto due mercanti veneziani, Bono da Malamocco e Rustico da Torcello. Si recarono al sepolcro di San Marco e lì vennero a conoscenza dal monaco Staurazio e dal prete Teodoro, custodi del santuario, che esso rischiava di venire distrutto, in base al decreto dei capi arabi locali, decisi ad impegnare marmi e colonne delle chiese cristiane per erigere un nuovo palazzo. 

Essi si offrirono di condurli a Venezia e con loro le sacre reliquie, preservandole così dalla profanazione, ormai certa. Vinta l'iniziale resistenza dei due custodi, caricarono le spoglie del santo sulla loro nave, ben nascoste e protette da carni suine e foglie di cavolo. Il corpo del santo fu poi sostituito con quello di un'altra martire cristiana, Santa Maura.

Nel momento della partenza, un profumo soave si sprigionò miracolosamente dal sepolcro, ma coloro che accorsero, furono ingannati dalla sostituzione e non si avvidero del trafugamento.

Un altro ostacolo però, doveva ancora essere superato. Prima di lasciare Alessandria era d'obbligo passare i severi controlli delle guardie arabe alla dogana! "Kanzir, kanzir!" (maiale):  con queste parole denunciarono la merce trasportata e in questo modo evitarono ulteriori controlli. 

La nave con il corpo del santo è perquisita dai mussulmani - Cantoria di destra - XII sec.
Il viaggio di ritorno, tuttavia, non fu del tutto tranquillo. Giunti all'altezza dell'isola di Corfù, stanchi per il lungo viaggio, i marinai si addormentarono e la nave, spinta dai venti e dalle correnti, rischiava di fracassarsi sugli scogli. Solo l'intervento miracoloso di San Marco, che apparve ai marinai, svegliandoli, permise che ciò non accadesse! 

Approdarono infine a Umago, in Istria. Bono e Rustico erano infatti preoccupati di come sarebbero stati accolti, visto che al tempo era in vigore un embargo riguardande i commerci con gli arabi e loro lo avevano infranto. Inviarono una missione in avanscoperta e avuto il permesso di raggiungere Venezia, furono poi accolti nel porto di Olivolo dal Vescovo Orso e dal Doge Giustiniano Particiaco. 

 Era il 31 gennaio e quel giorno divenne successivamente una festività importante chiamata San Marco dei mezeni, poiché il corpo del santo era stato ricoperto da mezeni - strati di carne porcina.

Inizialmente le reliquie furono custodite nel palazzo ducale e successivamente traslate nella prima basilica consacrata nel 832.

Pala d'Oro - Il corpo di San Marco trasportato nella prima basilica